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Miracoli e prodigi - dall'età classica al cristianesimo medievale

Rubrica di Antropologia

di Federica Di Mascio


Fin dalle sue origini la storia umana è stata strettamente legata a miracoli e prodigi: qualsiasi fenomeno naturale era considerato "prodigioso" e la stessa esistenza umana era il frutto di un miracoloso atto di creazione da parte della divinità. Per le società primitive il potere divino era sempre presente nell'intero universo e nella natura e qualsiasi rituale o atto magico non era altro che la riattuazione di un prodigio divino primordiale.


Il mondo classico iniziò a distinguere nettamente gli eventi "prodigiosi", ritenendoli episodi eccezionali, straordinari, una vera e propria irruzione del sacro nella realtà ordinaria e quotidiana, in evidente contrasto con l'ordine naturale conosciuto dall'uomo.

Il miracolo era quindi non più un fatto naturale, ma un evento straordinario in grado di suscitare stupore e meraviglia, una manifestazione divina che necessitava di essere spiegata, interpretata, decodificata.

Fenomeni naturali come le eclissi, i tuoni, le comete o i terremoti erano considerati come "prodigiosi" e rappresentavano segni, messaggi da parte delle divinità che andavano interpretati ad opera di indovini e sacerdoti.


Soprattutto nella cultura ebraico-cristiana il miracolo era non solo una manifestazione, ma anche una rivelazione di Dio, un segno tangibile della sua presenza nella vita dell'uomo. Nella Bibbia i miracoli servivano essenzialmente a rinsaldare la fede dell'uomo in Dio, e anche i miracoli di Gesù erano non soltanto espressione di potenza sovrannaturale, ma anche e soprattutto testimonianza di una nuova e salda alleanza tra Dio e gli uomini.


Successivamente, nel Medioevo, la Chiesa si trovò a dover rielaborare, e in qualche caso nascondere, le innumerevoli credenze e superstizioni ereditate dal paganesimo, relative ad eventi magici e miracolosi che avrebbero potuto confondere e deviare i fedeli.

Il cristianesimo medievale si trovò quindi a dover ordinare e razionalizzare il miracoloso e gli eventi straordinari vennero perciò divisi in tre categorie principali:

1) miracoli veri e propri, frutto dell'intervento di Dio;

2) fenomeni naturali solo apparentemente inspiegabili a causa delle limitate conoscenze umane;

3) eventi magici attribuibili a Satana e ai suoi demoni, oppure all'opera di maghi e stregoni.


Nella cultura tardo medievale, infine, il "meraviglioso" appare strettamente collegato ai cavalieri impegnati nella ricerca del Santo Graal, lo straordinario, sovrannaturale simbolo del contatto con il divino. Secondo la tradizione il Graal era la coppa leggendaria usata da Gesù durante l'ultima cena, in seguito custodita da Giuseppe d' Arimatea che vi aveva raccolto il sangue di Cristo dopo la crocifissione, e successivamente andata perduta. Il Graal fu un importante simbolo della spiritualità medievale, implicando una conoscenza esoterica data da Dio solo a coloro che ne fossero stati degni.


Il periodo più strettamente legato al "miracolo" sarà, tuttavia, il XVII secolo ( l'età barocca ) epoca in cui i prodigi verranno elargiti non più dalla divinità direttamente, ma da suoi speciali intermediari: i santi.


Per approfondimenti consiglio la lettura del testo " I miracoli ", dell'antropologa Cecilia Gatto Trocchi.



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