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Come affrontare i cambiamenti

Rubrica di mindfulness


di Sabrina Mainolfi


Come è definito il cambiamento nel dizionario? Il dizionario definisce “cambiamento” il passaggio da uno stato all’altro, da un processo ad un altro.


Il primo elemento da considerare è che il cambiamento è normale. La realtà ce lo dimostra tutti i giorni: ci troviamo continuamente a dover affrontare i cambiamenti, perché la realtà è impermanente. Significa che la realtà di per sé è mutabile, ogni cosa è in continua trasformazione. In ambito lavorativo, scolastico o nella vita privata, i cambiamenti sono normali (anche se la loro portata può essere differente) e si verificano quasi tutti i giorni. Eppure, non è sempre facile adattarsi alle nuove situazioni che la vita offre (soprattutto se sono inaspettate).

Perché è così difficile affrontare il cambiamento? Perché l’essere umano è portato all’attaccamento, significa che sviluppiamo forme eccessive di attaccamento alle persone, alle cose, alle situazioni, agli ambienti, ai luoghi. Non riusciamo ad essere flessibili rispetto al mutare delle circostanze e quindi soffriamo.

Imparare a gestire queste nostre emozioni e la sofferenza che deriva dal cambiamento può aiutarci a crescere.


Come possiamo affrontare i cambiamenti?

Prima cosa importantissima ogni cambiamento viene vissuto come un piccolo lutto, questo ci fa comprendere quanto sia importante accettare che il momento di cambiamento possa essere doloroso e faticoso, qualunque cambiamento è un percorso, sta a noi decidere come percorrerlo Quindi prendiamoci il nostro tempo per elaborare il lutto. Alcuni cambiamenti necessitano di più tempo per essere elaborati.


Il primo passo verso il cambiamento è la consapevolezza. Il secondo è l’accettazione, (Nathaniel Branden).


Iniziamo a vivere con consapevolezza il momento presente

Iniziare ad inquadrare la situazione con maggiore serenità e consapevolezza. Il passato non tornerà, ma abbiamo a disposizione il presente (spesso più ricco di opportunità di quanto possiamo immaginare), che ci permetterà di costruire poco per volta il nostro futuro. Opporre resistenza e lamentarsi non ci porta da nessuna parte, anzi rende più difficoltoso il cambiamento e ci allontana dalla nostra nuova meta. Molto spesso il cambiamento provoca nelle persone (tristezza, rabbia, ira, ecc.), e questo crea un abbassamento delle energie.


Iniziamo a cambiare prospettiva e accogliere (accettazione)

Se il cambiamento ci travolge possiamo provare a cambiare noi stessi e il modo al quale guardiamo alle cose, possiamo optare per un cambiamento del nostro punto di vista sugli eventi. La capacità di cambiare prospettiva e considerare i problemi in base a punti di vista diversi sono strettamente collegati ad una mente flessibile altrimenti il nostro approccio alla vita potrebbe essere segnato dalla paura (la paura del cambiamento), al contrario, un approccio elastico ci consentirà di mantenere calma, serenità ed equilibrio anche nelle situazioni più imprevedibili e complicate e ci permetterà di risolvere nel miglior modo possibile le difficoltà quotidiane.

Un mutamento di pensiero ed un allargamento di prospettiva servono anche a farci accettare le sofferenze che a volte la vita ci presenta e ci consente di dare il giusto peso ai problemi quotidiani.

Accogliere e adattarsi alla nuova realtà giorno dopo giorno trovando nuove prospettive agli eventi accaduti è il giusto approccio. In questo caso il cambiamento può essere vissuto come un'opportunità.


Nel buddhismo, l'attaccamento fa parte dei cosiddetti tre veleni insieme all’ignoranza e all'avversione. Nella ruota dell’esistenza (samsara), dove viene rappresentato dal buddhismo il ciclo delle rinascite, i tre veleni (ignoranza, odio e attaccamento) sono rappresentati al centro in senso circolare rispettivamente da un maiale, un serpente e un gallo.


Come facciamo a sviluppare consapevolezza e accoglienza?

Attraverso la meditazione.

Lo stesso Buddha sosteneva che per potersi liberare dalle afflizioni vi è la via della meditazione: samatha (concentrazione/quiete) e vipassana (vedere chiaramente). In tal modo attraverso il raggiungimento prima di uno stato di calma grazie alla samatha i klesha possono essere pacificati e poi è attraverso la vipassana che se ne può percepire la vera natura e si riesce ad acquisire una visione profonda della sofferenza (dukka), si riconosce che la realtà è impermanente (aniccia) e che la natura è vuota del sé (anatta), in questo modo non ci sarà più il bisogno dell’attaccamento perché si comprende che esiste interrelazione, interconnessione e interdipendenza.


Man mano che pratichiamo e cresciamo in saggezza e consapevolezza, diventiamo sempre meno concentrati su noi stessi e più preoccupati per il benessere degli altri.

La più grande fonte di vera felicità è amare gli altri: quando ci prendiamo sinceramente cura del benessere e della felicità degli altri, i nostri cuori diventano caldi, aperti e connessi agli altri, e noi stessi proviamo un senso di genuino benessere. Ci sentiamo anche fisicamente meglio.


Quindi la felicità richiede da un lato la pace mentale e la padronanza di sé perché grazie alla forza e alla stabilità mentale derivanti dalla pace interiore è possibile affrontare serenamente ogni genere d’avversità e dall’altro la consapevolezza di avere uno scopo che trascenda gli interessi strettamente personali e sia diretto al supporto degli altri con generosità e altruismo


Il fatto che la sollecitudine verso gli altri contribuisca al nostro benessere ha trovato conferma anche nelle ricerche scientifiche: esistono prove crescenti che l’amore, la gentilezza e la fiducia non solo hanno un evidente influsso benefico a livello psicologico, ma contribuiscono concretamente anche alla salute fisica. E’ stato dimostrato anche che, al contrario, emozioni negative come l’ansia, la rabbia ed il risentimento riducono la nostra resistenza alle infezioni ed il potenziale di guarigione in caso di malattia.

“Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.” KHALIL GIBRAN



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